Serbia: che mal di denti!

Serbia: che mal di denti!
Partecipanti: Cinzia e Luca
Chiamarlo viaggio, sarebbe un’esagerazione. Potremmo definirlo un’esperienza, in alcuni momenti dolorosa, in altri decisamente fredda, ma comunque come tutti i nostri viaggi, una grande avventura.
In Italia siamo in crisi, continuano a ripetercelo e ovviamente ci crediamo, ma i prezzi di alcune cose sono soltanto in salita.
Così visto che Luca si è deciso dopo anni di rinvii a sistemarsi i denti, facciamo un po’ di preventivi dai nostri odontoiatri, poi inorriditi, decidiamo di affidarci alle cure di un dentista consigliatoci da una mia collega serba: Daniela.
Nel giro di 15 giorni, organizziamo il tutto: una bella panoramica che inviamo via mail al dentista, un preventivo che ci fa sorridere per l’esiguità della cifra, gli accordi presi in lingua originale, ovviamente con la consulenza di Daniela e poi si parte.
La nostra meta è Cacak, a circa un centinaio di chilometri a sud di Belgrado. Là ci attenderanno i genitori della mia collega per farci da guida.
Partiamo con il camper sabato pomeriggio e arriviamo al confine con la Slovenia in prima serata.
Prendiamo la “vignette” al prezzo di 15 euro per una settimana, ben felici di aver fatto questa scelta, visto che nel breve tragitto ci sono almeno 4 caselli. Appena superata la frontiera incomincia a piovere, poi la pioggia si trasforma in nevischio, il passo successivo sono fiocchi larghi un palmo, che in breve tempo rendono la strada scivolosa e si accumulano ai bordi. Nel frattempo si è fatto buio e anche se ci eravamo prefissati di fermarci in Croazia, dopo Lubiana ci arrendiamo e, alla prima area di sosta, parcheggiamo per la notte.
Ma le disavventure non sono finite…Non funziona il gas, ergo niente fornelli e soprattutto niente stufa! Un’ ispezione sommaria non ci fa capire qual è il problema e il buio e la neve non aiutano, per cui dopo una cena fredda ci infiliamo vicini, vicini sotto il piumone cercando di scaldarci il più possibile.
Il mattino dopo ci vede circondati dal bianco più puro, un bellissimo spettacolo, anche se i vetri del camper sono ghiacciati anche dentro e nel togliere il blocco di ghiaccio che si è formato sul paraurti e la griglia di areazione, ci salta via anche la targa davanti.
Ma non è primavera???
Proseguiamo il viaggio sotto la neve che anche se meno intensa, non ha smesso di cadere. Passiamo le dogane dove ci viene subito fatta notare la mancanza della targa al suo posto consueto ma per fortuna non fanno grosse storie anche se ci raccomandano di riattaccarla al più presto.
Appena smette di nevicare eseguiamo l’ordine e così alla dogana serba non ci creano nessuna difficoltà. Non è la prima volta che facciamo queste strade, siamo passati di qui quando abbiamo visitato Turchia, poi Grecia e Siria, e dobbiamo costatare con piacere che la Serbia nel corso di questi anni ha fatto passi da gigante per rendere percorribili le sue strade. Ai caselli autostradali si può utilizzare la carta di credito a differenza di qualche anno fa in cui ogni casellante faceva il suo prezzo in base alla provenienza del mezzo! Anche le procedure doganali si sono decisamente velocizzate a differenza di quelle croate, dove a mio parere, i controlli sono aumentati e di conseguenza, l’attesa in fila.
La Serbia ci accoglie con il sole e questo ci rincuora, ancora meglio quando invece di dover attraversare Belgrado con tutto il suo traffico e i suoi semafori, scopriamo una tangenziale appena costruita, che ci traghetta oltre la città.
Incominciamo ad attraversare paesini tipici, con greggi al pascolo, tanto verde e villette modeste con giardino e fienile a lato. Ad un certo punto del viaggio, le macchine che vengono sull’altra carreggiata incominciano a lampeggiarci con i fari. Noi, memori del bel tempo antico quando anche in Italia ci si lampeggiava per segnalare qualche pericolo o la presenza della polizia, ci limitiamo a rallentare guardandoci intorno. In effetti c’è una pattuglia della polizia che ci ferma, però che non per un controllo dei documenti, ma perché siamo a luci spente…Haimè, non c’eravamo accorti essendo pieno pomeriggio, che viaggiavamo senza luci ed in Serbia come in Italia è obbligatorio. Uno dei poliziotti ci fa capire che dovrebbe darci la multa ma…a buon intenditore poche parole, con una mancetta di 50 euro potremmo cavarcela! Luca però non ci sta’, allora il corruttibile tenta la carta della guida con le infradito, ma anche per quello Luca si oppone, alla fine troppa fatica a scrivere il verbale o la paura di una denuncia, ci lasciano andare con una semplice ammonizione verbale!
Arriviamo a Cacak e in breve tempo troviamo l’abitazione dei genitori di Daniela. Scarichiamo il camper dai numerosi regali che abbiamo portato e chiediamo aiuto per sostituire la bombola del gas che sembra essere la colpevole del mal funzionamento del riscaldamento.
Non veniamo a capo di niente, c’è una valvola bloccata e dopo molti tentativi infruttuosi, riusciamo a far ripartire solo i fornelli.
Per gentilezza e per paura di eventuali furti ci fanno entrare nel giardino di un’amica e questo ci impedirà di muoverci con il camper per il resto della settimana, vuoi per la difficoltà di manovra, ma soprattutto perché il marito dell’amica ci parcheggia sempre la macchina davanti. Il programma sarebbe stato che fra una seduta e l’altra dal dentista avremmo visitato il territorio circostante ricco di laghi e monasteri, ma oltre al camper bloccato c’è il tempo, che dopo questa breve occhiata di sole ridiventa inclemente, quando va bene pioggia altrimenti neve a larghe falde…Mi ripeto: ma dov’è la primavera?
Comunque per farla breve, trascorriamo questa settimana fra sedute dentistiche, inviti a pranzi e cene pantagrueliche, mangiate in sofferenza visto la condizione dei denti, ma impossibili da rifiutare per non offendere chi ci invita.
Cacak è una cittadina carina con una bella zona pedonale, ma più che fare i turisti classici abbiamo avuto modo di conoscere le persone. Il papà di Daniela lavora in una grossa ditta dove si producono bombe e proiettili di grosso calibro e che è stata più volte bombardata dagli americani nel recente conflitto che ha coinvolto Serbia e Kosovo, bombe che sono cadute anche sulla città distruggendo edifici storici e uccidendo civili innocenti.
Ovviamente abbiamo sentito la versione serba di questo conflitto, che li ha fatti passare agli occhi del mondo come i “cattivi” della situazione. E come si può pensare di quasi tutte le guerre, non ci sono né buoni né cattivi, le atrocità sono state commesse da entrambe le parti e così i torti e le ragioni si equivalgono. La cosa che fa pensare, è che l’uomo, al di là del colore della pelle, dell’etnia o della latitudine in cui vive è l’animale più mostruosamente crudele e insensato presente sulla faccia della terra e il definirci intelligenti o esseri superiori e soltanto un’ipocrita illusione.
Ci sono stati raccontati episodi che ci hanno fatto rabbrividire ma che non hanno niente di diverso da quanto abbiamo visto in Cambogia, Laos, Vietnam e tutt’ora in Siria, dove stanno massacrando persone con le quali solo 3 anni fa abbiamo riso, mangiato e condiviso una passeggiata.
Ma ritornando al popolo serbo, siamo rimasti ammirati dal loro “andare avanti”…Hanno ricostruito ciò che è stato distrutto, stanno lentamente ma costantemente rilanciando l’economia e malgrado le difficoltà sembrano un popolo sufficientemente sereno. L’unico neo, secondo me, è il fiorire di una moltitudine di negozi di “grandi firme”, cellulari, televisioni al plasma.
Visto e considerato, che un pacchetto di sigarette costa 1 euro, un abbondante pranzo al ristorante 5 euro e una notte in un albergo più che decente 15 euro, a cosa servono questi negozi alla moda che oltretutto presentano merce con costi simili a quelli italiani per cui improponibili in un paese dove lo stipendio medio è di circa 200 euro? In questo modo non si induce la persona a desiderare ciò che non può permettersi e di conseguenza al fiorire della delinquenza?
Comunque bando alla filosofia spicciola, concludendo, quest’esperienza è stata estremamente interessante. Il lavoro fatto dal dentista ottimo con un quinto del prezzo chiestoci in Italia. Le persone che abbiamo incontrato, di una correttezza e generosità d’altri tempi e con tanta voglia di conoscere noi e il nostro paese. I luoghi che non abbiamo potuto visitare, ci sono stati descritti come veramente interessanti e ci riproporremo di ritornarci per poterlo costatare di persona…Ma assolutamente d’estate!
Il ritorno non ha presentato problemi e il giorno dopo siamo andati a comprare un altro camper in sostituzione del traditore…Scherzo, l’acquisto era già stato concordato in precedenza, in quanto questo modello non si era mostrato idoneo per il nostro modo di viaggiare On The Road, strade sterrate, buche, anche se l’Italia non è meglio rispetto alle buche, sabbia e migliaia di chilometri percorsi in breve tempo, mettono a dura prova qualsiasi automezzo!
Camper: Rimor XGO P 28, su Ford 2200 di cilindrata
Km. Percorsi: 2300
Autostrade: 100 euro
Gasolio: 450 euro
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