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Camper World Tour fai da te – Iran in camper
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Camper World Tour fai da te – Iran in camper

Di Cianzia Bassani10 Agosto 2017

Camper World Tour fai da te – Iran in camper

IRAN – PRIMA PARTE  10/08/2017 Hakuna Matata

Il 31 luglio 2017 ci accingiamo a superare la frontiera iraniana.
La strada dal lago di Van al confine è in rifacimento e tocca cime aride di 3.000 metri.
Iran in camperI controlli militari si fanno più frequenti ma non fastidiosi e per uscire dalla frontiera turca ci servono solo 15 minuti. Io sono leggermente preoccupata per la burocrazia iraniana e per l’obbligo di cambiare il tipo di abbigliamento fin ora indossato. Questa mia ansia viene accentuata da un funzionario turco che ci chiede perché mai desideriamo visitare l’Iran dove secondo lui ci sono persone cattive e ci garantisce serie difficoltà per il disbrigo delle pratiche necessarie per l’entrata… Evidentemente fra i due paesi non corre buon sangue!
In realtà, appena entrati in frontiera, un funzionario iraniano ci accoglie. Preso in custodia Luca, lasciando me in attesa, lo conduce a espletare tutte le pratiche.
In meno di un’ora e mezza, con due blande ispezioni al camper e senza nessuna mancia dovuta, entriamo in questo nuovo Paese!
La cosa più complicata è stato intenderci sul cambio Euro – Riyal per pagare l’assicurazione stradale per il camper.
Dopo 15 chilometri decidiamo di fermarci in una stazione di servizio perché siamo stanchi morti per la strada, il caldo e l’emozione. Qui ci viene offerta la cena e ancora meglio facciamo 50 litri di gasolio per 8 euro!

Il giorno dopo, in direzione Tabriz, attraversiamo il lago salato di Orumiyeh: la distesa di sale cambia di colore dal bianco al rosa al verde.
Arrivati a Tabriz, su consiglio di due ragazzi italiani, Stefania e Pietro che hanno fatto questo giro prima di noi, parcheggiamo al Elgoli Park. È un bellissimo parco frequentato dagli iraniani per picnic e feste.
Noi siamo un’attrazione e sia durante la strada che qui nel parco tutti ci chiamano, vogliono conoscerci, vedere il camper, fotografarci e invitarci a mangiare con loro.

A Tabriz, grande città incasinata, la cosa più importante da visitare è il Bazar, dichiarato patrimonio dell’Unesco.

Lo visitiamo in lungo e in largo, ma quasi tutti i prodotti in vendita sono Made in China, con veramente pochissimo artigianato. Notevoli sono solo i quadri fatti di tessuto: sembrano veri dipinti invece che tessuti tant’è la dovizia di particolari e sfumature. Non siamo riusciti a capire se sono fatti a mano oppure a macchina con l’aiuto del computer, ma soprattutto… non saranno Made in China anche questi?

I negozianti non sono per niente insistenti o fastidiosi, ci guardano passare e a volte salutano cortesemente.
Scopriamo anche una cosa che già sospettavamo: in Iran non prendono le carte di credito straniere, né negli ATM, né in banca. Per fortuna abbiamo diversi euro e dollari in contanti e stranamente il cambio è molto più favorevole di quello dichiarato nei siti ufficiali.
Passiamo ancora una notte nel rumorosissimo Elgoli Park. Sembra che tutta la popolazione di Tabriz verso le 8 di sera si riunisca qui per fare festa fino alle 2 o 3 di mattina… ma il giorno dopo non vanno a lavorare? Dopo il passaggio di questa fiumana di gente le strade sono piene di spazzatura, ma di primo mattino gli spazzini efficienti fanno piazza pulita di tutto il lerciume.

La nuova meta è nei pressi di Bandar e Anzali. Percorriamo l’autostrada A2 per Teheran per più di 200 chilometri e solo in due caselli ci fanno pagare l’equivalente di un euro. Negli altri tre, i casellanti ci accolgono con simpatia ed entusiasmo, facendoci passare senza pagare…un rifornimento di 110 litri di gasolio per la bellezza di 13 euro ci rende ancora più contenti: we love Iran! Ma dopo questi 200 chilometri dobbiamo superare una catena montuosa veramente impressionante.
Purtroppo pur avendo una buona connessione dati quasi ovunque, Google Maps non funziona, come del resto è censurato anche Facebook e YouTube. L’unico navigatore che “funzionicchia” dei quattro che ho scaricato è HereMaps ed è lui che ci guida per questa strada che scavalca montagne bellissime ma impressionanti per i colori, le forme e le centinaia di pericolosi tornanti.
Arriviamo alla meta sul Mar Caspio, distrutti. Come prima cosa ci tuffiamo nelle sue acque calde, molto simili al nostro Adriatico, io rigorosamente vestita!
Anche qui la spiaggia si popola in serata e le famiglie e gli amici si divertono fino a tarda ora. Tutte le donne hanno il capo coperto in questo Paese in cui sembrerebbe che la morsa “religioso-morale” sia più stretta, ma uomini e donne mangiano insieme e si divertono senza grossi problemi. Molte volte si nota anche qualche discreto gesto di affetto.
In Siria, dove siamo stati nel 2010, non ero obbligata come qui ad avere i capelli coperti e un abito che nascondesse le forme, però quando ci siamo trovati a pranzare presso una o due famiglie, le stanze erano divise, da una parte gli uomini e dall’altra donne e bambini, anche se dal poco che riuscivo a capire, sembrava che le donne fossero felici di “liberarsi” dei loro uomini!

Dopo una notte tranquilla e un pigro risveglio, i “vicini” di spiaggia ci riforniscono di ogni prelibatezza cucinata da loro, dalla colazione alla cena, compresi bevande e spuntini. Se va avanti così questo mese in Iran ci verrà a costare veramente poco!

Iran in camperLa prossima tappa è Masuleh, che la Lonely Planet definisce “il più accessibile dei villaggi terrazzati dell’Iran”.
Tanto per cambiare si trova in mezzo alle montagne, questa volta ricoperte di boschi, che costituiscono un bel cambiamento rispetto agli altri paesaggi.
Il villaggio è carino ma molto turistico. Unica nota un po’ particolare: un signore si è sentito male è stato portato in carriola giù per gli stretti sentieri del paese.
Dormiamo in una specie di campeggio dove riceviamo la visita con relativa foto di gruppo di almeno sei famiglie… abbiamo deciso di mettere un cartello in fārsī che dice “per le visite guidate al camper dalle 10 alle 22”, perché alle 23 c’è ancora chi ci bussa per salutarci e farsi una foto con noi!
Altro che attori, siamo la coppia più fotografata del mondo!

Il mattino dopo la visita prevista è la Valle di Alamut con il suo famoso castello degli assassini. In un precedente diario di viaggio, un turista scriveva che da Qazvin c’era un’ora di strada… probabilmente si era fatto una dose di quel preparato che rendeva così efficienti gli assassini e da cui deriva questo nome, ossia l’hashish, sostanza che li rendeva coraggiosi e invincibili. In realtà ci sono tre buone ore del nostro ormai consueto sali e scendi dalle montagne.
Come sempre il panorama è mozzafiato e solo per questo il castello meriterebbe una visita: ma solo per questo!
Dal parcheggio ai ruderi c’è un dislivello di 200 metri, da superare per mezzo di scalini abbastanza alti. Arrivati in cima a 2.150 metri, la vista spazia su tutta la valle, peccato che del castello non restino che poche rocce coperte da antiestetici tetti di lamiera arrugginita.
Ma per chi mi conosce: mi avreste mai creduto capace di arrampicarmi fin lassù, senza morire durante la salita? Ebbene ce l’ho fatta! E Luca, che oramai non fuma più da tre mesi, è stato ancora più arzillo di me!
Sopra al castello incontriamo un gruppetto di sloveni in tour, i primi turisti stranieri che incontriamo in Iran. Ci fa piacere scambiare quattro chiacchere con uno di loro che parla italiano.

La prossima meta è Teheran, dove ci aspetta una nostra conoscente iraniana.
Questo sì che ci fa paura… come ci orienteremo in questa megalitica città senza esaurirci?

IRAN – SECONDA PARTE  23/08/2017 Hakuna Matata

Iran in camperTralasciando il traffico intenso, arriviamo a Teheran abbastanza in fretta grazie alle indicazioni di Google Maps. Shahrzad ci ha riservato un posto nella via fuori casa sua. Sembra un miracolo, vista la penuria di parcheggi in città.
Pranziamo con lei e la sera ci porta in un parco sopra Tehran per ammirare la città illuminata. È una specie di parco giochi pieno di luci e colori, ma è fresco e allegro e oltre alla confusione possiamo anche ammirare un’eclissi di luna. Sembra quasi fatta apposta per noi!

Il giorno dopo ci rechiamo al consolato del Pakistan per informarci sul visto e scopriamo che quello che ci avevano detto in Italia, sia a Roma che a Milano, non è per nulla vero. Dopo le formalità necessarie e una breve visita al bazar affollatissimo, ci concediamo un veloce ma gustoso pranzo in un ristorantino ancora più affollato.
Andiamo quindi a visitare il Golestan Palace.
Un vero gioiello, specchi ovunque che brillano di migliaia di riflessi, ceramiche colorate, legno intarsiato e, guarda un po’, una galleria con almeno 6 quadri che rappresentano le bellezze di Roma!
In alcune stanze gli specchi che ricoprono sia pareti che soffitto sono collocati in modo da mostrare ciò che avviene alle spalle di chi passa, valido aiuto contro eventuali aggressori! Il palazzo è bellissimo e merita senz’altro una visita.
Ci muoviamo in città a prezzi bassissimi per mezzo di taxi non ufficiali ma connessi con internet, grazie alla costante guida della nostra amica. Considerata la durata del viaggio, giusto una media di 4 euro per circa mezzora nel traffico intenso della città.
Questa sera cuciniamo a Shahrzad e alla sua famiglia un bel piatto di pizzoccheri, misera ricompensa per l’aiuto che ci sta dando e per tutto quello che insiste a offrirci!

Oggi buone notizie dall’Ambasciata Pakistana, il visto ci verrà consegnato entro quattro giorni, precisamente di domenica. Invece di aspettare nella capitale, ci spostiamo ancora sul Mar Caspio nella zona di Nur… sapevate che questo mare è sotto il livello del mare (scusate il gioco di parole) di ben 60 metri? Siamo in una fossa sottomarina!
Per arrivare fin qui ci sono le solite quattro ore di strada su e giù dalle montagne, passando di fianco a un picco di 5.650 metri con tracce di neve nonostante il caldo.
L’idea di aspettare nella zona di Nur è stata pessima: il mare è ondoso e poco pulito, come del resto le spiagge. Per completare il quadro c’è un vento terribile che alza nuvole di polvere e sabbia; in breve ci troviamo ricoperti di fastidiosi granellini e prima di riuscire a ripulire l’interno del camper passeranno alcuni giorni.
Decidiamo quindi di trasferirci nell’entroterra per visitare delle splendide cascate… senza acqua!

Iran in camperStufi di girovagare a vuoto, domenica siamo di nuovo nella capitale a ritirare i nostri passaporti con tanto di visto per il Pakistan.
Ne approfittiamo anche per visitare il Bridge Park, un bellissimo ponte che sovrasta strade affollatissime, ma che è come un’oasi di natura in questa caotica città.
Lunedì ci separiamo, con tanto di lacrimuccia, da Shahrzad e famiglia. La prossima meta è Kashan.
Finalmente una città che mi piace davvero tanto!
Non troppo grande, con indicazioni turistiche chiare, una zona storica importante e ben conservata. Le case storiche sono in mattoni ricoperte con intonaci fatti di paglia e fango, all’interno sono ricche di elaborati mosaici.
Anche il bazar è bellissimo e a differenza di quello di Tabriz e Teheran, è un piacere visitarlo perché decisamente poco affollato.
L’unica piccola delusione è il Fin Garden, anche chiamato Persian Garden: incluso nei siti dell’Unesco ha un costo veramente alto rispetto a ciò che propone. Con il senno di poi, avremmo anche potuto tralasciarlo.
La parte più interessante è stata passeggiare per i vicoli della città vecchia salutando le persone sedute sulla soglia in cerca di un po’ di refrigerio dalla calura estrema!
Due notti in questa città sono veramente ben spese.

Ora ci attende Esfahan, vecchia capitale della Persia.
Momenti di forte tensione fra me e Luca all’ingresso di questa città! Il traffico come sempre è caotico, il navigatore non funziona alla perfezione causa censura, per cui prima di trovare un parcheggio decente giriamo su e giù per le stesse strade, tentando di trovare quella giusta.
Alla fine troviamo un ottimo posto nei pressi del Ghadir Garden e la pace ritorna!
Ahinoi, verso le 9 di sera arrivano le guardie del parco, pregandoci di spostarci per la loro tranquillità (più che per la nostra) nel loro parcheggio privato all’interno del parco…perché no? Acqua, bagni e sicurezza non si rifiutano mai!
La visita alla città ci prende tutta la giornata, partendo da Naqsh-e Jahan Iman Square, visitiamo la Moschea Masjed-e Shah, recentemente rinominata Masjed-e Imam in onore di Komeini. Girovaghiamo per un ennesimo Bazar e infine intraprendiamo il pazzo ritorno a piedi fino al camper: in tutto 13 chilometri sotto il sole cocente a una temperatura di 38 gradi… ci vogliamo veramente male!
Sia la moschea, anche se in ristrutturazione, che la piazza, sono veramente grandiose. Rinunciamo alla visita del famoso ponte sul fiume perché del detto fiume rimangono solo i ciottoli riarsi dal sole.

Iran in camperA Kashan avevamo incontrato due comitive di italiani che malgrado il nostro saluto entusiasta ci avevano snobbato in maniera palese. Capisco che un gruppo che fa parte di un tour organizzato e che viene fino a qui, meta abbastanza insolita, non voglia ritrovarsi fra i piedi i soliti onnipresenti italiani, ma per noi che da un mese e mezzo balbettiamo l’inglese con chi ci vuole conoscere, sarebbe stato un piacere scambiare due chiacchiere nel nostro idioma! Oggi a Esfahan ci siamo riusciti con due iraniani che studiano a Torino e che, a differenza dei nostri compatrioti, hanno voluto fermarsi con noi a chiacchierare! Davanti alla moschea poi, un’insegnante ci ha chiesto gentilmente se potevamo parlare in inglese con le sue alunne per permettere loro di fare pratica con la lingua… noi?
Le ho spiegato che non eravamo proprio gli insegnanti giusti, però si sono accontentate ed è stato molto divertente fare conversazione con queste ragazzine. Da Esfahan a Persepoli sono sette lunghe ore di viaggio circondati dal deserto. È stranissimo perché la nostra idea di deserto è una terra di nessuno a livello del mare, qui invece viaggiamo dai 1.800 ai 2.500 metri di altezza! A volte incrociamo alcune piccole città che non sono nient’altro che oasi in questo grande nulla con catene montuose ricoperte di cespugli secchi.
Molti di questi posti sono famosi per i loro preparati alle rose: distillati da bere, profumi, creme… Addirittura vendono sacchi pieni di boccioli di rosa, ma dove sono tutte queste piante? Non lo abbiamo ancora scoperto, come del resto non abbiamo ancora visto un pozzo di petrolio. Eppure sia di rose che di petrolio qui in Iran c’è grande abbondanza!

Arriviamo a Persepolis nel tardo pomeriggio e rimandiamo la visita al giorno dopo, dormendo nel parcheggio e con cena come sempre offerta da una famiglia che ha deciso di fare un picnic ai piedi del nostro camper. Ci stupiamo ancora della loro capacità di fermarsi a bivaccare nei posti più fetidi e inospitali dei dintorni! Non manca la routinaria visita guidata al camper, offerta gratuitamente ad alcuni ospiti del parcheggio. Se dovessimo chiedere un pagamento diventeremmo ricchi…

Persepolis: bellissima!
Iran in camperIncominciamo a visitarla verso le nove, quando ancora non c’è un caldo atroce e per circa due ore percorriamo le sue antiche strade. Questa volta siamo in buona compagnia: Luca il chiacchierone è riuscito ad attaccare bottone con una simpatica coppia di romani che viaggiano autonomamente con il loro figlioletto di sei anni.
È bello trovare qualcuno che condivide le nostre abitudini di viaggio, ci ha ricordato di quando viaggiavamo con i figli piccoli e le loro eterne domande: “Quanto manca?”, “Quando si mangia?”, “Siamo stanchi…” (“Quando posso bere?” “Quando mi togliete le catene?” N.D.R.) Ma ci ha anche ricordato quando erano così piccoli da stare in braccio a farsi coccolare, anche se loro direbbero che non hanno avuto sufficienti coccole da due genitori nazisti come noi!
Ma tornando all’antica città di Dario, trovo che sia un misto architettonico e artistico di diversi luoghi già visitati: le statue giganti in Egitto vicino alla valle dei Re, i bassorilievi visti ad Hattusa in Turchia, le enormi colonne visitate a Palmira in Siria, le tombe simili a quelle di Petra in Giordania… insomma di tutto un po’, ma in un insieme veramente coinvolgente.
Visitiamo anche le Tombe di Dario e di un altro imperatore a pochi chilometri di distanza, ma senza entrare nel sito, perché già visibilissime dalla strada, dopodiché dedichiamo il pomeriggio all’ozio più totale. O meglio, io lo faccio, mentre Luca, che non riesce a stare fermo neanche quando è stanco morto, fa delle piccole ma necessarie riparazioni al camper: le vibrazioni di queste strade sono terribili per la nostra casa viaggiante!

IRAN – TERZA PARTE  28/08/2017 Hakuna Matata
Iran in camperEd eccoci a Shiraz! Abbiamo sentito e letto meraviglie di questa città, però a noi non è piaciuta. Con questo non voglio dire che non ci siano cose belle da vedere, ma forse per il caldo, forse per la confusione e la stanchezza accumulata negli ultimi giorni, non siamo rimasti molto colpiti.
Incominciamo dall’arrivo. Trovo un posticino discreto vicino alla Qur’an Gate, ma a Luca non piace, per cui girovaghiamo per un’ora e mezza in città alla ricerca di un parcheggio migliore, fino a ritornare dove avevo proposto io… già la premessa è negativa! Il traffico è terribile e il famoso parco con cascate (secche) e moschea, nonché la grandiosa Porta, non offrono certo uno spettacolo eccitante.
Prendiamo un taxi e ci facciamo portare al Mausoleo che ospita i figli di un famoso Imam (questo è quello che crediamo di aver capito dalle spiegazioni in inglese). Qui, come se non fossi già coperta abbastanza, mi buttano addosso un lenzuolo che più che salvaguardare la mia modestia mi continua a cadere sugli occhi e mi fa soffocare dal caldo: una vera tortura.
Gli stranieri, oltre a essere perquisiti e fatti entrare da ingressi separati, devono essere per forza accompagnati da una guida, una ragazza molto gentile ma ahimè solo anglofona e pure un filino integralista, visti gli abiti che indossa e i discorsi che ci fa.
A noi non è concesso l’ingresso alle due tombe, che viste dall’esterno devono essere molto belle anche se abbastanza piccole.
Il caldo mi fa sproloquiare: perché continuo a leggere su internet che se si è ben coperti si sente meno il caldo? Forse è così per questi popoli che si vestono integralmente per scelta o costrizione a partire dai dieci anni, ma noi? Appena ritorniamo in camper e ci togliamo i vari strati ci sentiamo molto meglio!
Dopo il Mausoleo, visitiamo la fortezza Arg-e Karim Khan solo da fuori, perché una sbirciata all’interno non ci convince a comprare il biglietto. Poi tocca al Bazar, un giro per le sue strade vecchie e nuove e infine, esausti, decidiamo di non vedere nient’altro e ritornare a dormire a Persepolis.
La sera ci prende un po’ di sconforto: siamo stanchi, accaldati, nervosi… saremo in grado di continuare il nostro viaggio e affrontare l’India che sembra essere un Paese molto più impegnativo?

Dopo una bella dormita (la notte si dorme sempre bene perché la temperatura si abbassa di molti gradi), tutto ci appare più positivo, per cui partiamo alla volta di Yazd con animo sereno.
Facciamo una sosta di circa tre ore a Pasrgadae, non solo per vedere le rovine e la tomba di Ciro il Grande, ma anche farci una bella chiacchierata con due ragazzi italiani diretti anche loro a Yazd. A noi se ne uniscono altri due, sempre “turisti fai da te” e in men che non si dica si inizia a parlare di politica, cibo e costume.
La strada per Yazd è eccezionale a livello paesaggistico e ancora adesso rimpiango di non esserci fermati almeno una notte a Abarkuh, un paese che non è neanche segnalato sulla Lonely Planet, ma che con i suoi edifici conici, case antiche, caravanserragli e il deserto pazientemente coltivato, merita veramente una sosta. Purtroppo per noi il tempo stringe: il 29 agosto scade il visto e abbiamo ancora un po’ di strada da fare fino alla frontiera. Arriviamo a Yazd alle 19 e troviamo un discreto parcheggio nella zona centrale, abbastanza vicini alla moschea e al Bazar.
E questa volta senza litigi!

Iran in camperVolevo quasi depennare questa meta dall’itinerario, ma per fortuna ci ho ripensato!
Ancora una volta ci ritroviamo in una città piena di fascino. Sarà che a noi, più che la magnificenza di palazzi e moschee, ci attraggono le rovine ben integrate con il paesaggio circostante e a Yazd abbiamo trovato tutto questo.
In realtà le rovine sono poche: le case con le torri del vento, i vicoli, il bazar, tutto intonacato alla perfezione con il solito miscuglio di fango e paglia, rendono la visita a questa cittadina un’esperienza da non trascurare.
E che dire dei colori? Il marroncino dei vicoli e delle case fa da contrasto all’azzurro del cielo e al verde dei pochi ma ben tenuti giardini. La moschea, la prigione e il Mausoleo, non sono certo i più ricchi di tutto l’Iran, ma è il contesto nel quale sono inseriti a renderli veramente interessanti.
Le torri del vento sono un’idea antica ma estremamente efficace, altro che condizionatori moderni! Svettanti sopra i vari edifici, portano all’interno degli stessi una brezza freschissima. Siamo stati in un locale così “refrigerato” ed è stata una sofferenza doverlo lasciare per ributtarci nel caldo esterno. Anche in questo paese siamo l’attrazione principale delle scolaresche e veniamo avvicinati dalle persone per numerose foto, mi chiedo come mai pur essendoci altri turisti stranieri, veniamo spesso scelti come modelli… sarà per i baffoni di Luca o per i miei capelli biondi che sparano ovunque fuori dal velo? Oppure sarà la nostra faccia felice che rende meno timidi i discreti iraniani?

Luca si è voluto fare bello: barba, baffi, peli del naso e orecchie perfettamente rasati da un barbiere del luogo, il cui locale sembrava un negozio di antiquariato. L’espressione di beatitudine di Luca era proprio da foto!
Altra cosa piacevole è fare la spesa nei loro negozi e supermercati. Frequentemente accanto alla confezione chiusa del prodotto, ce n’è una aperta per permettere al cliente di provare o assaggiare ciò che si vuole comprare!
La sera dormiremo in questa città e domani si riparte.

Invece di fermarci a Kerman, tappa consigliata dalla guida, preferiamo proseguire ancora per 45 chilometri e fermarci a Mahan, una cittadina più piccola a quasi 2000 metri di altezza.
La strada è lunga ma tranquilla, circondati dal deserto, da antichi resti di caravanserragli e in un posto anche da un mulino a vento stile olandese, arriviamo senza fatica alla nostra meta e troviamo in 10 minuti un bellissimo parcheggio all’ombra della moschea, così sì che mi piace!
Il paese è piacevole e tranquillo, ma stranamente è l’unico posto in cui alcune persone ci avvicinano non per conoscerci ma per chiederci soldi… considerato che in quasi un mese di viaggio avremo visto non più di una decina di persone a elemosinare, ci sembra veramente molto strano.
Dopo una notte fresca e tranquilla decidiamo di avventurarci nel deserto di Kaluts per vedere i castelli di roccia.
Come sempre la strada è già uno spettacolo di per sé: si arriva a 2.700 metri per poi scendere a 300. Anche qui troviamo rovine di caravanserragli e un piccolo ruscello dalle gelide acque che non capiamo come sopravviva al caldo intenso.
Con il nostro solito tempismo arriviamo alle formazioni rocciose all’una di pomeriggio e scendendo dal camper capisco il vero significato della frase che si legge in numerosi racconti: “il vento ardente del deserto”. L’aria è talmente bollente da seccare le caccole del naso in meno di un minuto!
Lo spettacolo merita il sacrificio, siamo completamente soli nel caldo, nella luce e nel silenzio… ma del resto chi sarebbe così pazzo da visitare uno dei deserti più roventi con il sole a picco in agosto? E invece troviamo pure 3 operai che stanno facendo manutenzione a un cartello stradale e non manchiamo di farci fotografare anche da loro!
Torniamo a Mahan con il radiatore in ebollizione, sempre all’ombra della grande moschea. Ci concediamo un’uscita in un ristorante di “lusso”, con divani tipici e numerose fontane con giochi d’acqua: cena per due, 6 euro! A un certo punto ci si avvicina una ragazza che in maniera cortese ma molto formale ci chiede in inglese se può conversare con noi… ovviamente non le posso dire che odio l’inglese e che lo parlo giusto poco meglio dell’ostrogoto!
Per fortuna le domande e le conseguenti risposte sono sempre le stesse, per cui ce la caviamo abbastanza bene. Il giorno dopo si riparte.

Iran in camperÈ una vergogna! La Cittadella di Bam è una delle mete più belle che abbiamo visitato in Iran e sulla Lonely Planet si merita non più di una mezza paginetta! Se non fosse per Luca che, spulciando su internet il percorso, si è fatto incuriosire dal nome, ci saremmo passati senza neanche fermarci.
Certo è che nel 2003, prima del terremoto che l’ha praticamente rasa al suolo, doveva essere meravigliosa. Ora grazie al contributo dei giapponesi ne è stata ricostruita una piccola parte, ma anche solo questo scorcio ci permette di capire quanto era grandiosa. Queste mura in parte distrutte si stagliano nel paesaggio circostante pieno di palme da datteri che con nostro grande piacere sono maturi e pronti per essere raccolti da due golosoni come noi. Siamo parcheggiati vicino all’ingresso e ormai alle 19:30 viene buio… per la prima volta si ferma una macchina della polizia. Io sono un poco timorosa perché ho appena finito di leggere, sempre sulla famigerata Lonely, che da qui in poi l’Iran è da considerarsi “pericoloso” a causa di droga ed estremisti. E invece il poliziotto gentilmente ci lascia il suo numero di telefono invitandoci a contattarlo in caso di necessità. Questo, unito ai 2 o 3 inviti a cena da parte degli altri visitatori del sito, ci fa sperare che ciò che è scritto sia una vera esagerazione!

Da Bam, l’ultima meta è la frontiera attraverso il nulla!
Più di 400 chilometri nel deserto più piatto, per lunghi percorsi violente raffiche di vento alzano nuvole di sabbia che sporcano il camper lavato il giorno prima. In altri tratti, numerose carcasse di dromedari giacciono in decomposizione, sembra di essere in un film dove si vedono ossa animali e umane che spuntano dalla sabbia! Incontriamo pochissime macchine o camion su questa strada infinita. Sarebbe un fatto positivo se non ci fosse la paura di finire in una tempesta di sabbia.

Da Bam in poi sembra cambiare l’atteggiamento delle persone: non più saluti e sorrisi, non più allegre clacsonate, ma pura indifferenza. Cortesia ma nessuna cordialità. Anche l’abbigliamento è cambiato, ora anche gli uomini vestono molto castigati e i “fantasmi in nero” come ormai definiamo in modo un po’ irriverente le donne integraliste, sono la maggioranza.
Veniamo fermati tre volte a posti di blocco, ma solamente per curiosità, nessun problema da parte di esercito o polizia.

Iran in camperAlla fine arriviamo abbastanza provati all’ultimo paese dell’Iran, Mirjaveh, e ci fermiamo a dormire in periferia presso la stazione dei vigili del fuoco a cui per ringraziamento Luca offre una pizza. In cambio riceviamo una marmitta di datteri, un profumo per Luca e un braccialetto che pesa tre etti per me.
Passata la mezzanotte, mentre noi siamo già nel mondo dei sogni, la polizia ci bussa, ci saluta, ci rivolge le solite curiose domande e infine ci dà la buonanotte… stiamo nuovamente per addormentarci, quando dopo un quarto d’ora ci ribussano, spiegandoci che per la nostra sicurezza e la loro tranquillità, preferiscono scortarci nel parcheggio chiuso di un hotel: sembra che ci siano in giro ladri, (ovviamente pakistani, secondo loro), che potrebbero darci fastidio.
Ok, chiudiamo tutto, li seguiamo e mentre loro tentano in tutti i modi di svegliare il portinaio con urla e fischi, fino ad arrivare a scavalcare l’inferriata per scuoterlo, noi caschiamo dal sonno.
Ma non è finita: sistemati al sicuro nel silenzio del cortile e in procinto di chiudere nuovamente gli occhi, ecco che ci bussa pure il guardiano! Ci porge attraverso il finestrino un contenitore con acqua e ghiaccio, versandone la metà sul letto… non c’è problema, stanotte si dorme al fresco!
Dormiamo come dei sassi, tanto che alle 5 di mattina una sonora preghiera del muezzin, giusto sopra la nostra testa, a malapena ci disturba.

Giorno 27 agosto 2017
A cinque chilometri dalla frontiera ci prendono in custodia i militari e ci aiutano a sbrigare tutte le pratiche burocratiche per l’uscita dal Paese.
Tutto molto semplice e sereno, neanche un’ispezione al camper, tante strette di mano e sorrisi.
Il nostro viaggio in Iran inizia e finisce senza nessun problema!

Considerazioni e consigli:

• Una delle difficoltà maggiori è dovuta al fatto che non prendano carte di credito straniere. È necessario trovare uffici di cambio, perché neanche le banche accettano la valuta straniera, per cui anche se i costi non sono imponenti è meglio avere un po’ di contanti in dollari (che non vengono mai rifiutati) o in euro.
• Generalmente le persone quando dicono il prezzo in Riyal tolgono uno zero, per cui se vi dicono 10.000, intendono 100.000.
• Un consiglio è imparare i numeri in arabo perché gli unici a fare i furbi con noi sono stati negozianti e taxisti, sapendo leggere i loro cartelli dei prezzi si possono evitare alcuni “fraintendimenti” intenzionali sul cambio.
• L’altra difficoltà è avere alcuni siti censurati, compreso quelli di navigazione stradale, ma a parte questi due “difetti”, questo è un grande paese che offre moltissimo a un viaggiatore fai da te.
• Comprando una SIM iraniana (noi avevamo la Irancell) si ha una connessione internet ottima quasi ovunque e i prezzi rispetto a quelli europei sono veramente interessanti.
• Il consiglio per chi viaggia con un mezzo proprio è di cercare parcheggio vicino ai parchi pubblici, solitamente ce ne sono molti perché gli iraniani di sera amano frequentare questi luoghi con famiglia e amici.
• Attenzione alle strade, anche se generalmente sono discrete, nei paesi si possono trovare enormi dossi non segnalati che sono un vero disastro per la cellula del camper.
• Occorre anche ricordarsi che, a differenza delle città europee, in cui generalmente il centro storico si trova al centro della città, nella maggior parte delle città visitate sia in Turchia che in Iran, non sempre le cose si equivalgono. In assenza di indicazioni stradali chiare può essere difficile trovare quello che si cerca!
• Per quanto riguarda l’acqua, si trova ovunque, noi abbiamo riempito spesso il camper presso i benzinai.
• Per il gasolio sarebbe necessario avere una tessera gialla che non abbiamo scoperto dove si compra e quanto costa. Comunque non abbiamo mai avuto problemi, in genere i benzinai inserivano la loro, oppure quella di qualche autista di camion. Il prezzo del carburante era il doppio rispetto ai locali, ma comunque ridicolo per noi italiani!
• Non è stato possibile riempire il bombolone di GPL perché in Iran non si trovano distributori che lo erogano, per cui per non rischiare di rimanere senza abbiamo comprato una bombola normale.
• Per quanto riguarda il periodo in cui visitare questo bellissimo Paese, consiglio vivamente di farlo fra aprile e maggio, sia per il clima più clemente, che per poter ammirare i fiumi, i laghi e le cascate provviste di acqua e gli alberi nel pieno della loro fioritura.

CHILOMETRI PERCORSI: 4.617 SPESE: 731 EURO

Sirto ufficiale www.camperworldtour.com


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Approposito dell'autore
Cianzia Bassani
In quella narrazione oltre a descrivere le località visitate, spiegavo che il nostro obbiettivo era quello di trasferirci a vivere in questo Paese.

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