Camper world tour fai da te – Bolivia

Camper world tour Bolivia
Circa 10 giorni fa, io e Luca abbiamo avuto una discussione sull’opportunità di visitare la Bolivia. Luca, leggendo vari diari di viaggio e ascoltando altri camperisti come noi, si è fatto l’idea che questo Paese non accolga volentieri i turisti. Le persone sembrano scortesi e scontrose, pare ci sia difficoltà a reperire il gasolio e generi di prima necessità, le strade sarebbero pessime, sembra impossibile comprare SIM telefoniche, ecc…
Lui vorrebbe passare dal Cile, mentre io sono contraria perché in frontiera c’è l’obbligo di entrare senza derivati vegetali e animali e visto che abbiamo il frigo e gli armadietti pieni di semi, salumi, formaggi e altre cose golose, non ho certo l’intenzione di buttarle. Alla fine vinco io e Luca si convince, per cui Bolivia aspettaci!
La frontiera fra Argentina e Bolivia è un po’ confusa ma in mezz’ora ce la caviamo.
La prima tappa è Tupiza. Per ora, tutto quello che abbiamo sentito è veramente esagerato. La città è pulita e ordinata. Le persone sono socievoli e nei negozi c’è una grande varietà, ma soprattutto è tutto molto economico!
Anche la SIM si può comprare senza difficoltà, presentando il proprio passaporto. Devo ammettere che la ricezione è anche migliore di quella argentina.
Siamo parcheggiati vicino a un piccolo campo di calcio e nella notte sentiamo un gattino miagolare molto vicino. Il mattino scopriremo che questo cucciolo spelacchiato si è rifugiato nel motore del camper e di sicuro ha apprezzato la mezza salciccia che gli abbiamo dato mangiare.
Adesso ci aspetta il Salar di Uyuni. La strada, anche se in alcuni tratti è sterrata e senza indicazioni a causa di una recente alluvione, offre dei paesaggi indimenticabili.
Sì lo so che lo ripeto spesso, ma è vero, dall’Uruguay in poi le montagne ci hanno dato dei panorami sempre diversi come forme e colori tanto da sembrare cose vive.
Arriviamo nella città di Uyuni di sera dopo aver percorso questa lunga strada, panoramica ma molto impegnativa.
Dopo una passeggiata in paese ecco che incontriamo un’altra coppia con la quale faremo subito amicizia: Aldo e Vera. Sono appena tornati da un’escursione al Salar e ci consigliano con tanto entusiasmo l’agenzia di Fatima, che subito contattiamo per prenotare l’avventura del giorno dopo. Per l’equivalente di 86 euro a coppia vedremo con calma uno dei posti unici del mondo, due giorni e una notte in un albergo fatto con il sale.
Partiamo al mattino dopo le 10 (che poi diventeranno le 11) e avremo una serie di contrattempi, piccole disavventure e mancati accordi. In ogni caso queste esperienze non toglieranno niente alla bellissima visita, anzi serviranno a unire maggiormente il gruppo, 8 persone strette strette in un pulmino da 6.
La nostra sfortuna, a differenza di Aldo e Vera, è stata il non trovare un autista guida interessato al suo lavoro, ma solo due scansafatiche, disposti a fare il minimo indispensabile e solo dopo preghiere e minacce.
Malgrado questo, essere in mezzo a una distesa abbagliante di sale, vedere nella notte un milione di stelle limpidissime rispecchiarsi nell’acqua cristallina, salire il giorno dopo sul vulcano e vedere un’isola con cactus centenari (o come dicono loro millenari, ma io non ci credo!) che sorge dal nulla in mezzo a tutto questo bianco, è un’esperienza veramente particolare.
Spero solamente che la nuova “Dakar”, la famosa gara fuoristrada che prima partiva da Parigi e ora passa da queste parti, non rovini tutta questa bellezza.
Ovviamente non sono mancate le foto stupidine fatte sfruttando la prospettiva di questa bianca distesa.
Al nostro ritorno raggiungiamo Aldo e Vera ed insieme agli altri membri del gruppo conosciuti al Salar andiamo a cenare insieme rievocando le nostre esperienze e scambiandoci foto. Poi decidiamo di proseguire il viaggio con loro verso La Paz. Il piano originale di visitare Potosì e Sucre deve essere accantonato a causa delle manifestazioni incontrollate dei minatori boliviani che rivendicano condizioni lavorative migliori. Le miniere sono tutte proprietà di stranieri che trattano i boliviani da schiavi. Per cui le strade sono bloccate e a volte i manifestanti danneggiano macchine per richiamare l’attenzione della stampa. Nel nostro camper (che ormai è diventato un pullman) oltre ad Alessandro e Betty ci sono altre due spagnole che erano parte del gruppo del Salar, loro si fermeranno in centro città, mentre noi parcheggeremo in aeroporto che a parte il freddo notturno è un ottimo posto dove sostare in sicurezza visto il caos delle strade cittadine.
Trascorriamo quattro notti a La Paz per visitare questa città costruita sui monti circostanti. Di notte, con tutte le luci arancioni, sembra un albero di natale, di giorno è il caos più totale!
Saliamo sulle modernissime teleferiche che portano nei diversi quartieri cittadini, visitiamo il mercato delle streghe e la chiesa di San Francisco. Percorriamo su e giù il mercato di El Alto, giudicato il più grande mercato del Sudamerica. Visto dall’alto della teleferica è immenso, camminarci dentro è sbalorditivo.
Alla faccia che mancano le materie prime, qui si può trovare veramente di tutto! Al termine di questi giri torniamo carichi come muli, soprattutto Luca che, oltre a essere considerato lo sherpa della coppia, purtroppo soffre molto dell’altitudine. Siamo a 4.300 metri e si sente!
Sabato 19 abbiamo la fortuna di partecipare alla notte bianca: tutti i musei sono aperti gratuitamente dalle 18:30 alle 6 del mattino. Non vediamo l’ora di poter approfittare di questa occasione, ma non facciamo il conto delle migliaia di altre persone che la pensano come noi!
Le file sono chilometriche e l’unico museo in cui riusciamo ad entrare, quello etnografico, è talmente pieno che temiamo che si sfondi il pavimento in legno, senza contare che ci sono le guardie che sollecitano i visitatori a procedere rapidamente. Quel poco che abbiamo visto è ben presentato e interessante, soprattutto la parte delle maschere e degli ornamenti fatti con le piume degli uccelli.
Il centro della città è impazzito, fra persone, macchine, pulmini, spettacoli itineranti e quant’altro è veramente difficile camminare, per cui la nostra notte bianca termina non più tardi delle 23.
Domenica ci facciamo un altro giro al megamercato e nel pomeriggio pianifichiamo di vedere un incontro di wrestling femminile con le donne vestite con tipiche gonnelline a pieghe e cappello a bombetta in bilico sulla testa che se le danno di santa ragione. Purtroppo l’orario letto in internet è sbagliato e arriviamo al termine dello spettacolo… peccato, si prospettava una visione molto divertente!
Sulla strada per Tiwanaku ci imbattiamo in un particolare inquietante. Appeso a un albero vediamo un manichino impiccato con al collo un cartello: i ladri saranno prima linciati dal popolo e poi bruciati! Chiediamo un chiarimento al taxista che ci sta portando. Lui ci spiega che siccome la polizia non fa niente, i cittadini dei vari quartieri si sono organizzati per fare giustizia sommaria. Chiedo se la stessa regola è valida anche per gli assassini e me lo conferma.
Mi astengo dall’informarmi se vale anche per la violenza sulle donne che qui (come in moltissimi altri Paesi) sembra essere all’ordine del giorno… se tale pena fosse vera, ci sarebbero molti meno uomini in giro!
Per arrivare al sito percorriamo una strada molto bella, ma in alcuni punti piena di immondizia e devo dire che è la prima volta che vediamo tale degrado, persino La Paz, pur nella sua caotica concentrazione di case e di persone è relativamente pulita.
Tiwanaku purtroppo è stato barbaramente depredato da chiunque sia passato negli ultimi 500 anni, dagli spagnoli, dai peruviani e dagli stessi boliviani.
Per fortuna Angela, la guida che ci accompagna, in quattro ore ci aiuta a capire tutti i “misteri” di questo luogo. Perché di misteri si tratta per alcuni autori di libri che in questo sito hanno ipotizzato l’intervento di extraterrestri. Rocce magnetiche che fanno impazzire le bussole, pietre perfettamente squadrate provenienti da centinaia di chilometri di distanza. Sculture di visi che rappresentano caratteristiche etniche improbabili per questi posti e per quei tempi (si parla di 1200 anni avanti Cristo) e persino una faccia dalle fattezze aliene. E poi, come se tutto ciò non bastasse, una conoscenza delle costellazioni veramente incredibile.
Ovviamente tutto ciò ha anche una spiegazione molto più terrena e razionale, ma senz’altro è interessante osservare come questa civiltà abbia raggiunto tali gradi di conoscenza in tempi così antichi.
Comunque del sito non rimane molto, l’80% è ancora sotto terra perché il governo boliviano non ha i fondi necessari per continuare gli scavi e non accetta aiuti dall’esterno, il resto in superficie è stato costantemente depredato fino a pochi anni fa.
La sera, Angela che raccomando vivamente come guida per la sua cortesia e preparazione, si offre di accompagnarci all’osservatorio astronomico del paesino, dove conosciamo Manuel, un astronomo e professore molto preparato che ci illustra il museo in cui nel corso degli anni ha raccolto ed esposto una serie di modelli legati all’astronomia moderna, ai viaggi sulla luna e soprattutto a quelle che erano le conoscenze degli antichi abitanti di questa città.
Un viaggio interessantissimo, nella storia di un popolo e di un universo.
Alla fine per mezzo di un puntatore laser, nel suo giardino ci mostra le varie costellazioni che qui prendono nomi diversi dai nostri e ci spiega le leggende locali legate a queste stelle.
Non siamo soli in questa visita, con noi ci sono ancora Aldo e Vera a cui si sono uniti Alex e Sara con la figlia, tre francesi itineranti che si guadagnano da vivere in giro per il mondo con spettacoli di marionette.
Mercoledì 24 lasciamo Aldo e Vera che proseguiranno per il Brasile e per un breve rientro in Inghilterra dove vivono e ci dirigiamo a Copacabana, sul lago Titikaka, dove ci raggiungerà la famiglia francese.
Ancora una volta la strada merita il viaggio e un momento emozionante nonché un poco pauroso è l’attraversamento di un braccio del lago su una chiatta di legno fatiscente.
Il lago è limpido e pulito e numerosi uccelli di molti tipi galleggiano pigramente sulla sua superficie.
Nel tardo pomeriggio parcheggeremo fuori dal camping Suma Samawi (siamo troppo grossi per entrare) e per l’equivalente di 1 euro e mezzo potremo godere di docce e Wi-Fi per almeno 3 giorni. Abbiamo il lago di fianco e lo splendido tramonto fa dimenticare per un poco la sofferenza di Luca che purtroppo non riesce ad adattarsi a queste altitudini, mancanza di fiato, insonnia e uno stato di stanchezza cronica che non passa neanche con l’aiuto delle foglie di coca.
Però non ci arrendiamo, le isole del Sole e della Luna sono giusto di fronte a noi, sono anche famose per la loro bellezza e per le rovine incaiche, per cui prendiamo il battello per una visita di tutto un giorno.
Venerdì ci imbarchiamo su questo battello stracarico e puzzolente di benzina e dopo circa due ore arriviamo un po’ nauseati dal rollio all’isola della Luna.
Il panorama è bellissimo, ma rimane poco del tempio che ospitava le giovani vergini (sempre loro purtroppo) in attesa di essere sacrificate.
Dopo un’oretta a zonzo per quest’isola, una guida ci offre un tour per l’isola del Sole, nostra prossima meta. Considerato che non abbiamo capito molto della precedente visita accettiamo.
Pessima idea!
Dopo una scarpinata su e giù per la seconda isola, e dopo aver spiegato poco o niente della storia antica, la guida si dilunga a raccontarci la faida che esiste fra i due minuscoli paesi che occupano la parte sud e la parte nord dell’isola.
Qui scopriamo che fra distruzioni, guerre navali, morti e feriti vari, è stata tracciata una linea di confine invalicabile nel mezzo e guarda un po’, tutte le vestigia archeologiche sono nella parte nord, ossia la parte più tradizionalista e al momento invalicabile…
La passeggiata è stata comunque molto interessante, anche se ad un certo punto la guida è scomparsa nel nulla.
Abbiamo conosciuto Daniele, un italiano vegano convinto che ci ha sbalordito raccontandoci le sue sperimentazioni di trascendenza, fra cui due digiuni di 42 giorni. Noi abbiamo ricambiato con l’informazione che a Tiwanaku esistono forze potenti e misteriose e lui l’ha scelta come tappa successiva del suo viaggio di scoperta dell’io interiore.
Io mi sono presa un’insolazione, che mi insegnerà (forse) a indossare un cappello a queste alte quote ed entrambi siamo paonazzi come pomodori maturi. Per cui, visto che il clima è gradevole, il lago bellissimo e la cittadina ospitale, ci fermeremo qui ancora qualche giorno.
Domenica nel bel mezzo di un matrimonio con costumi tradizionali, ci sediamo ad assistere per la prima volta allo spettacolo di marionette dei nostri nuovi amici itineranti. Gli spettatori, prima un po’ diffidenti, alla fine si fanno coinvolgere dall’atmosfera e presto una piccola folla partecipa all’avvenimento.
Visto che Luca non riesce mai a stare con le mani in mano, lunedì 28 si mette a saldare il cancello del campeggio e a fare altri lavoretti vari ad uso e consumo del proprietario!
Questo posto è davvero accogliente, moglie e marito lo hanno arricchito di bellissime cose artigianali costruite con carta di giornale, cartone e flaconi di plastica, sono anche più gentili della media dei boliviani e alla nostra partenza ci regalano dei virgulti di alcune insolite piante che hanno nel loro giardino.
Il giorno dopo si riparte per il Perù con la famiglia francese. Non abbiamo fatto ancora 500 metri che ci corre incontro una ragazza… la conosco ma non riesco ad individuare dove l’ho vista.
In questo viaggio non stiamo collezionando solo luoghi, panorami ed emozioni, ma anche centinaia di persone!
La ragazza è insieme ad un ragazzo e dando per scontato che se conosco lei conosco anche lui, lo bacio e lo abbraccio dicendogli quanto sono contenta di rivederlo. Lui spalanca i suoi occhioni azzurri e mi dice: “ma noi non ci conosciamo!”
Ah no??? Che figuraccia!
Ma si sa, la mia demenza senile è in rapida progressione! Dopo 2 minuti di totale smarrimento riconosco Marta (o Elena) insomma una delle due ragazze spagnole che abbiamo conosciuto al Salari di Uyuni e che insieme ad Alessandro e Betty abbiamo accompagnato fino a La Paz. A noi si unisce un altro ragazzo che invece abbiamo raccattato in Argentina e portato fino alle Terme di Santa Teresita. Ma per creare ancora più confusione ci raggiunge un’altra coppia desiderosa da conoscerci.
Alla fine dopo numerosi baci e abbracci a chiunque ci fosse intorno, ripartiamo. Sul nostro camper portiamo altri tre passeggeri che porteremo quasi fino a Puno e che si aggiungeranno alla nostra collezione di persone!
Il transito in frontiera per noi è rapidissimo, mentre per i francesi, a causa del loro visto scaduto, diventa veramente problematico. Alla fine dovranno scegliere fa il pagare una multa salata o essere espulsi dalla Bolivia per tre anni. Decideranno per quest’ultima opzione e dopo averli aspettati fino al termine del procedimento ci saluteremo in quanto diretti in luoghi differenti.
Consigli e considerazioni.
Internet è scarso ovunque, sia per i Wi-Fi locali che sono veramente instabili, sia per i dati da cellulare. In considerazione di questo, consiglio di comprare una scheda di Tigo anziché di Entel, perché perlomeno offre più dati a prezzi inferiori.
Anche il gasolio è pessimo e gli stranieri lo pagano più del doppio (comunque un euro scarso al litro). Volendo risparmiare si può chiedere al gestore di non fare la fattura ma meglio ancora, se ci si vuole tenere in forma e perdere un po’ di tempo, riempire una tanica alla volta, fermandosi in diverse stazioni di servizio. La legge boliviana consente di vendere una tanica al giorno a persona di gasolio (14 litri) agli stranieri allo stesso prezzo dei boliviani.
Le strade sono discrete e i prezzi ottimi, non per niente buona parte delle nostre spese è andata in regali!
La contrattazione è d’obbligo.
L’altitudine è un altro problema. È bene raccomandare prudenza negli sforzi fisici, specialmente i primi tempi. Aiuta masticare foglie di coca, mischiate a una sostanza gessosa contenete bicarbonato. Aiuta anche l’aspirina, usata con prudenza, e bere molto tè di coca, acqua e caffè. Per quanto non mi piaccia dirlo, perché non ho mai portato cappelli estivi in vita mia, per evitare pericolose insolazioni è meglio indossarne uno, il sole qui non è per niente filtrato e picchia duro!
Per quanto riguarda ciò che avevamo sentito della Bolivia, l’unico fatto vero è che le persone sono abbastanza schive, soprattutto quelle che lavorano con i turisti. Alcune volte abbiamo avuto l’impressione di non essere molto graditi, quasi sopportati come un male necessario.
SPESE: 830 EURO
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