Articolo Viaggiando Cina Millenaria

Articolo scritto per la rivista di viaggi: Viaggiando il mondo nelle mani
Chengdu e il grande Buddha:
Articolo Viaggiando Chengdu è il capoluogo della provincia del Sichuan, il suo nome significa “metropoli perfetta” e già da qui si intuisce che è una città da non perdere. Località affascinante ha vicoli animati da mercati, centri commerciali sotterranei e artigiani al lavoro nelle strade, che la rendono allegra e vivace. Visitandola a piedi, immersi nel verde e nei fiori, ci si rende conto di trovarsi in un paesaggio fuori dal comune, soprattutto quando per strada si incontrano anziani che passeggiano portando a spasso, invece che il cane, i loro uccelli canori nelle caratteristiche gabbie di legno fatte costruire su misura e secondo il proprio gusto. L’enorme statua di Mao nel cuore di Chengdu domina la città. Anche lungo il fiume Jin Jiang si possono fare rilassanti passeggiate e se viene fame ci si può fermare in uno dei tanti ristoranti specializzati nella cucina piccante del Sichuan. Un piatto molto apprezzato è lo huoguo, speziati spiedini di carne e verdura immersi nell’olio bollente e serviti con olio di arachidi e aglio. Sono piccantissimi a vera prova di palato. Ma la vera vita di Chengdu si osserva nelle chadian ovvero le case da tè, per le quali la città è famosissima. Sono sempre affollate e sature di vapore. I cinesi le usano come punti d’incontro, per discutere, leggere il giornale e giocare a mahjong. Radicato nella cultura cinese e nato intorno al XIX secolo è un gioco da tavolo per quattro giocatori e letteralmente significa “uccello di canapa”. Si usano tessere, che combinate fra loro fanno guadagnare punti al giocatore e successivamente vengono rimosse dal tavolo. Il rumore delle stesse che cadono sui tavoli o mentre vengono mischiate riempie le sale. Esistono anche mazzi di carte per il mahjong ma vengono usati raramente, perché si dice siano troppo silenziosi, cosa che non piace ai cinesi. In qualsiasi luogo ci si trovi c’è sempre un gran baccano. Nessuno infatti apprezza il valore del silenzio, è segno di solitudine e inoltre pensano che se non c’è rumore non ci sia divertimento. Una delle più grandi e vivaci case del tè è quella del vasto complesso buddista di Wenshu. E’ il tempio meglio conservato della città ed è frequentato da molti fedeli che prima di radunarsi per il baifo (la preghiera al Buddha) compranobastoncini di incenso negli affascinanti vicoli che vi sorgono intorno. A 10 Km. da Chengdu si trova la Research Base of Giant Panda Breeding, centro di ricerca e riproduzione dei Panda giganti. Aperto al pubblico solo nel 1995, è un luogo diverso dal solito zoo e guardando questi ospiti in movimento, ci si dimentica fortunatamente che sono animali in cattività. Una decina di panda vive in grandi spazi, circa 240 ettari, in un habitat di verdissimi boschi di bambù. Sono animali solitari e molto schivi ed è per questo che il tasso di riproduzione resta basso, anche se nella riserva sono nati diversi cuccioli. Questo robusto animale, simbolo della Cina e logo sui pacchetti di sigarette, è in vero pericolo di estinzione tanto che il governo ha istituito la pena di morte per chi ne uccide uno. Il panda può passare molte ore al giorno a sgranocchiare bambù arrivando ad ingerirne fino a 20 Kg. Passeggiare in questi boschi silenziosi accompagnati solo dai
canti degli uccelli, cercando di avvistarli, è una magica avventura. L’ora migliore per vederli è sicuramente il mattino presto quando consumano il pasto, perché più tardi tornano a dormire, loro secondo passatempo preferito. All’interno del parco si può scattare una foto ricordo tenendo in braccio un cucciolo di panda rosso. Non si sa come giudicare questa azione di disturbo e stress per l’animale, ma con “l’offerta” richiesta, cospicua per gli standard cinesi, si dà un vero sostegno, con la speranza che la ricerca possa continuare. A 2 ore da Chengdu, nella cittadina di Leshan si trova un vero capolavoro, il Buddha più grande del mondo. Quest’opera, scolpita nella roccia di arenaria rossa, lascia a bocca aperta il mondo intero. Fu progettata dal monaco buddista Haitong, nel 713 d.C.,affinché la Divinità placasse le acque dei fiumi sottostanti, nei quali perdevano la vita molti marinai e richiese un lavoro di oltre 90 anni. “Buddha è la montagna, la montagna è Buddha”, questo proverbio cinese ben descrive la colossale grandezza della scultura. Le misure sono da capogiro, l’altezza è di 71 mt., le
orecchie raggiungono i 7 mt. la larghezza degli occhi è di 3 mt. e ci si potrebbe comodamente sdraiare sull’unghia dell’alluce che misura 8,5 mt . Trovandosi davanti ad una Divinità così imponente, sebbene non faccia parte della nostra cultura, ci si emoziona e si resta intimiditi da così tanta sacralità. Una scalinata a lato del Buddha,
permette di scendere fino agli enormi piedi che sfiorano le acque del fiume e dopo aver ammirato l’intera opera dal basso, si risale dal lato opposto di nuovo verso la testa. È un luogo molto visitato anche dai turisti cinesi così che una lunga coda, che può durare anche 3 o 4 ore, toglie un po’ di magia a questa visita, ma si sa, che le cose belle hanno tutte il loro prezzo. Resta egualmente un luogo pieno di mistero, soprattutto se si passeggia nel parco del Buddha orientale, dove abbandonata la grande folla si resta soli fra statue, scavate nella roccia e immerse in una rigogliosa natura. Un’altra particolarità del parco è sicuramente un Buddha disteso di 170 mt. Un tempio pieno di mistero domina il parco e salendo la lunga scalinata si vedono migliaia di lucchetti agganciati uno sopra l’altro. Un monaco vi incide il nome e il desiderio del visitatore, che provvede a chiuderlo sul corrimano e gettare la chiave nel fiume. Con questo rito si dice che ogni desiderio si realizzerà ed è bello pensare almeno per un momento che tutto possa risolversi con un semplice gesto.
Dali e il lago Erhai
Situata nello Yunnan, a 1900 mt. di quota offre una pausa alle chiassose e grandi città della Cina. E’ una città piccola circondata da mura antiche, con vie pedonali piene di negozi interessanti, dove si possono trascorrere ore piacevoli acquistando souvenir. Sono davvero affascinanti i batik blu e bianchi, tipici della zona, che vengono stesi su fili tirati dove capita, al punto da coprire perfino l’intero stabile della Bank of China appena dopo la chiusura. Meritano una visita anche i negozi del tè, dove si possono degustare infinite varietà, dal più comune tè verde al sofisticato Xia zhou bi feng. Un incredibile spettacolo si apre agli occhi non appena la pallina ottenuta manualmente, riunendo insieme gemme e foglie legate intorno ai gambi a forma di piccolo mazzo, viene a contatto con l’acqua sbocciando in splendidi fiori. Dali è famosa per i suoi marmi, da qui infatti il nome della pietra dalishi. Se è problematico portarsi a casa un quadro o un vaso di marmo, anche se di estrema bellezza, si trovano comunque piccoli animaletti e altri oggetti di più semplice trasporto. I pomeriggi a Dali passano lenti tra spuntini a base di frittelle alla banana ed economici massaggi, eseguiti da energici piccoli cinesi che al momento fanno pentire di aver preso questa folle decisione ma col tempo se ne scoprono i benefici. A differenza di molte città cinesi a Dali è facile orientarsi e affittando una bicicletta si può vagare senza meta, scoprendo così angoli curiosi e momenti di vita quotidiana. Allontanandosi di 2 km. dalla città si arriva a San Ta Si ovvero alle Tre Pagode. La Pagoda Qianxun è la più alta delle tre e raggiunge i 70 mt. mentre le altre due, più piccole, sono alte 41 mt. Simbolo della città, sono suggestive se viste da lontano soprattutto all’alba e al tramonto, ma purtroppo la visita non corrisponde alle aspettative. Una cosa veramente curiosa da fare la sera, è uscire a cena e scegliere uno dei tanti locali in Huguo Lu chiamata Yangren Jie, la Via degli Stranieri. La gente del posto e i turisti cinesi si fermano a osservare gli laowai (stranieri) mangiare cibo occidentale o mentre sono alle
prese con le bacchette. Alcuni scattano foto ed è in quel momento che si comprende quante volte il turista con la sua macchina fotografica sia indiscreto. Dali si affaccia sul lago Erhai Hu che copre una superficie di 250 kmq. Un servizio di traghetti offre la possibilità di visitare isolette piene di templi, ma la parte più interessante è sicuramente la gita in barca per conoscere la tecnica della pesca con i cormorani, oggi praticata soprattutto per scopi turistici. Per le vie della città, timidi pescatori si trasformano in procacciatori di clienti e con la loro barca il mattino presto si esce per la pesca. Ai cormorani addestrati si lega intorno al collo un filo di paglia così da impedir loro di inghiottire i pesci e solo dopo vengono mandati a pescare. Quando l’uccello ha il collo pieno ritorna alla barca e afferrato dal pescatore viene liberato dai pesci più grossi e come ricompensa nutrito dei più piccoli. Alla fine quando il pescatore batte il remo, i cormorani si avvicinano per essere ripresi e appollaiati sul bordo si asciugano le ali sbattendole ritmicamente. Sulle rive del lago inoltre si possono vedere i pescatori ritirare le loro reti, poi batterle e raccogliere un misto di pesci e gamberetti che verrà poi pazientemente diviso a mano con l’aiuto di tutta la famiglia. A 32 km. da Dali è situata la cittadina di Shaping dove ogni lunedì si svolge un caratteristico mercato bai, gruppo etnico birmano tibetano, stanziatosi principalmente nell’area di Dali, ma presente in tutta la regione. Le donne sono famose per la loro abilità nel tessere tessuti in cotone grezzo e in canapa. Da qui i molteplici oggetti in vendita, dai cesti alle tipiche ciabatte tibetane, all’abbigliamento etnico. Si trova merce di ogni genere dal tabacco ai tagliolini, dai semi alla frutta e verdura, ma si arriva all’acquisto solo dopo una lunga e faticosa contrattazione, condotta sempre con il sorriso, qualunque sia il risultato finale. Un simpatico barbiere all’aperto invita a sedersi per un improbabile taglio di capelli. Il mercato è molto vivace e affollato perché non è solo un luogo per gli affari ma un posto dove ritrovarsi. Qui si possono osservare le abitudini, gli usi e i costumi di un gruppo che ancora veste abiti tradizionali, lasciandoci così trasportare indietro nel tempo. I profumi così intensi dei loro cibi e la vista della carne in vendita sulle bancarelle all’aperto non sempre invogliano a mangiare, ma la frutta candita infilata su lunghi bastoncini è sicuramente una grande tentazione. Ci si perde in questo vortice di sguardi e di azioni quotidiane, così lontane dalla nostra cultura, che lasceranno per sempre un segno indelebile nei ricordi di chi ha avuto la fortuna di giungere in questi luoghi lontani.
Lascia una Commento